Il racconto del mitico 1993 del Piacenza, Ritratti di una maglia, con le interviste ai protagonisti, è diventato un bestseller
Che la voglia di parlare di quegli anni, di quei protagonisti, di quella maglia che tanto amiamo; fosse sempre molto forte, lo sapevamo bene. Lo sapeva anche lui, l’autore di “Ritratti di una maglia”, Giacomo Spotti, ma lui come noi è rimasto sorpreso dalla grande risposta del pubblico.
In poche settimane il suo libro, una lunga raccolta di interviste ai protagonisti di quel periodo ed in particolare di quel ’93 che ci ha portato in Serie A, è arrivato alla terza ristampa e ha raccolto tanti complimenti da parte dei tifosi biancorossi, in città e in Provincia.
Allora abbiamo voluto chiedere direttamente a Giacomo quali sono le sue sensazioni dopo questo grande risultato e fare con lui anche un piccolo viaggio nel tempo, nei ricordi di quegli anni entusiasmanti
Ritratti di una maglia e il suo successo, nelle parole del suo autore
Siamo alla terza ristampa, te lo aspettavi?
Sinceramente no, non mi aspettavo di arrivare alla terza ristampa. Una seconda magari sì, ma tre no perché comunque il bacino è limitato, nel senso che si parla solo di Piacenza Calcio e di una storia che ha quasi 30 anni. Ringrazio tutti quelli che mi hanno dato fiducia, l’editore che non ci ha pensato su nemmeno mezzo secondo prima di accettare la mia proposta e, a questo punto, mi toccherà fare un seguito prima o poi.
Da subito il libro è stato molto ricercato. A cosa addebiti questo successo?
Secondo me c’è sempre tanta voglia di immergersi in un calcio che non c’è più, ricordare avvenimenti storici, a maggior ragione se questi sono stati vissuti in prima persona. Mi hanno scritto molte persone ringraziandomi perché con Ritratti di una Maglia gli ho ricordato i tempi in cui andavano allo stadio col papà o con il nonno. L’amarcord nel calcio è sempre apprezzato. Inoltre considera che, da un punto di vista non solo sportivo ma anche sociale, “quella squadra” è ancora oggi amatissima da ogni piacentino. Non ne esiste uno che non si ricordi quella storica domenica del 13 giugno 1993.
Arrivando al campo, qual è il tuo ricordo più intenso di quegli anni speciali per il Piace?
La domenica mattina era il clou, pressavo mia mamma giorni interi per farmi dare le 15 mila lire per entrare in Curva Nord, il settore popolare che costava meno. Andare allo stadio a mezzogiorno, respirare il clima della partita e poi potevo vedere dei campioni eccezionali giocare su quel prato. Come ho spiegato nella prefazione del libro, andando oltre all’aspetto tecnico, ho sempre tenuto in grande considerazione tutto il contorno. Andare allo stadio per me era, e per certi versi è ancora, una liturgia laica.
Tu vivi il Piacenza Calcio ormai da tanto tempo anche da addetto ai lavori con SportPiacenza. Negli anni il calcio è cambiato molto e, al netto della categoria che purtroppo non è più la serie A, cosa trovi in meglio e in peggio, rispetto ai giorni che racconti nel libro?
Se escludiamo il livello tecnico delle differenti categorie, che si è ampiamente abbassato, una volta si viveva il calcio in modo molto più sereno. Era facile avvicinare i giocatori, oggi è quasi impossibile perfino in Serie C, e poi c’è un bombardamento mediatico, dovuto più che altro ai social, che ci ha portato a guardare sempre meno l’aspetto tecnico e a diventare dei feticisti dell’inutile particolare. Mi spiego: guarda una trasmissione di calcio, la carrellata dei gol oggi è diventata un dettaglio. Si parla di una miriade di cose inutili, i servizi sulle partite li mettono in coda. Una volta aprivi alle 18.15 Novantesimo Minuto e si andava dritti al succo.
In Ritratti di una maglia troviamo tanti nomi rimasti nel cuore dei tifosi biancorossi. Tanti di quelli sono rimasti a vivere in città, vuol dire che anche noi siamo rimasti nel loro cuore…
Si credo che “quella squadra” abbia costruito nel 1993 qualcosa di talmente tanto importante che alla fine è diventata parte integrante stessa della città. Sono diventati piacentini a tutti gli effetti. Molti di loro si sono stabiliti qui, hanno messo su famiglia e qui lavorano. Altri tornano in città appena possono, numerose volte all’anno. L’unico peccato è che quasi nessuno di loro sia mai stato realmente preso in considerazione dalla società per riprendere un discorso interrotto alcuni decenni fa. Diciamo che i piacentini amano loro, loro amano la città ma il Piacenza Calcio nel corso degli ultimi 20 anni li ha snobbati. Eppure molti di loro hanno fatto carriere importanti nel calcio anche dopo l’aver appeso gli scarpini al chiodo.
I più giovani non se ne rendono conto, ma Piacenza ha vissuto in prima persona forse gli ultimi anni d’oro del calcio italiano, quelli in cui i più forti al Mondo giocavano da noi. Al giorno d’oggi, soprattutto in un momento in cui il Piace fa un po’ fatica, fa strano anche a te pensare che al Garilli hanno giocato Ronaldo “Fenomeno”, Baggio e via dicendo?
Una volta mi sono preso la briga di elencare tutti i campioni che hanno giocato qui nel decennio della serie A. E’ una lista pazzesca. Ronaldo, Baggio, Zidane, Gullit, ma ce ne sono altri che hanno scritto pagine incredibili come Seedorf, Nedved, Totti. Mi ricordo la partita al Galleana contro la Lazio di Gascoigne, oppure la mitologica Piacenza-Fiorentina 4-2. Loro primi in classifica, allenati da Trapattoni, si presentarono a Piacenza con il 4-2-4, davanti c’erano Rui Costa, Edmundo, Oliveira e Batistuta. Pensa un po’. Vincemmo noi, in quella partita Giovanni Stroppa non giocò a calcio, lo dipinse.
L’autore di Ritratti di una maglia: Giacomo Spotti
Si laurea in Relazioni Pubbliche e Pubblicità all’Università IULM di Milano e dal 2006 inizia a lavorare come giornalista sportivo per il quotidiano La Cronaca di Piacenza e per altre testate nazionali. Iscritto all’Ordine dei pubblicisti dal 2010, nel 2008 diventa corrispondente del quotidiano Il Giorno per il Piacenza Calcio mentre nel 2009 fonda, insieme a quattro colleghi, il giornale sportivo www.sportpiacenza.it.
“Ritratti di una maglia” è il suo terzo libro. Nel 2012 ha scritto “Povero Piace!” un’inchiesta sui motivi che hanno portato al fallimento del Piacenza Calcio e nel 2013 ha scritto “Superfantastica” sulla rinascita del club biancorosso, entrambi con l’editore Codex10. Nel 2015 ha partecipato alla stesura del libro “Gramloni. Da Adami a Rizzitelli, da Tentoni a Gervasoni. Le storie dei bidoni che (non) hanno fatto la storia del Piacenza Calcio nell’epoca moderna” (edizioni Officine Gutenberg).
Ha una sola passione, il calcio, e una sola debolezza, il ciclismo. Il suo obiettivo (se il fato lo permetterà) è arrivare ad avere 50 campionati al seguito del Piacenza come giornalista.