La guida GAE Giacomo Bandini ci svela i 9 trekking che ha studiato per far conoscere a tutti un angolo nascosto del nostro appennino

Sappiamo tutti dell’importanza per il nostro territorio delle vallate conosciute anche in giro per il nord Italia, quelle che nascono dal Trebbia, Nure, Arda e Tidone; però sempre più spesso diventano protagoniste le aree meno conosciute, la valli secondarie, i piccoli paesi spersi sull’appennino.

Questo è il caso de “La val Lardana in 9 trekking”, un viaggio che parte con il primo appuntamento il 16 marzo e che ci porta nel cuore di una vallata molto poco conosciuta ma che, come in tante altri casi, regala luoghi che hanno qualcosa di speciale e magico, forse proprio perché poco frequentata e, possiamo dirlo, anche un po’ abbandonata.

Il modo per scoprirla è quello che noi conosciamo meglio, ossia attraverso trekking che ci porteranno nel cuore dalla val Lardana (parliamo della zona di Ferriere e di conseguenza val Nure), grazie a un ragazzo che abbiamo già imparato a conoscere grazie alla gestione del Rifugio Prato Grande insieme al resto di Collettivo14, Giacomo Bandini.

Giacomo Bandini, dagli eventi ai trekking nel cuore dell’appennino

Come detto di Giacomo Bandini ne abbiamo già parlato qualche tempo fa per la sua esperienza insieme al gruppo di Collettivo14 con cui ha gestito uno dei posti simbolo della nostra montagna, il Rifugio Prato Grande, ma che oggi ritroviamo in veste di guida Gae ma soprattutto, come leggerete, grande innamorato della val Lardana e dintorni.

Lo abbiamo contatto appena vista sui social questa serie di trekking che mettono al centro la val Lardana e che poi spaziano in altri luoghi da scoprire attorno a questa piccola vallata. Una serie di camminate che toccherà la Via Romea Montana, i monti San Martino, Camolara e San Martino, oltre al “passaggio” al Cantamaggio, e altri posti. Questo con Giacomo ma anche con altre guide che conoscono bene il territorio, stiamo parlando dell’appenninista Roberto Salini, ma anche di Davide Galli e Sergio Valtolla, entrambi grandi esperti dei nostri monti; e poi attraverso sentieri di difficoltà diversa.

Lui, Giacomo, l’ha definita così “Un viaggio nel cuore più profondo e sconosciuto dell’appennino piacentino, attraverso la sua vera anima. Quella che vive ancora dentro agli occhi di chi lo abita, sul fondo delle rughe dei vecchi saggi di montagna e nella semplicità delle sue tradizioni.” Ecco cosa ha raccontato a noi.

Qua non parliamo delle vallate più conosciute, di conseguenza: ci presenti la val Lardana?

Una micro valle “segreta” e incontaminata nel comune di Ferriere, incastonata tra Val Nure e Val Ceno. Un ambiente modellato dai ghiacci fino a circa 10.000 anni fa, costellato di laghi glaciali in vari stadi di riassorbimento, sorgenti, torbiere, rocce ofiolitiche, mulattiere e tanto altro. Insieme alla val Lardana i trekking “espatrieranno” anche nelle confinanti val Porcellana (Passo Pianazze, Faggio, i Romei) e val Riano (Montereggio, le Moline, Ca de l’Oste), dove ovviamente faremo tappa nel relativo bar/osteria.

Ho inserito Pertuso come off-topic perché è un posto altrettanto unico, così come i suoi abitanti, con cui è nato un legame molto profondo. A parte il fatto che sono le zone dove ho passato le estati più felici e che quindi conosco meglio, ho scelto di partire da qui perché sono anche quelle che personalmente mi hanno dato di più, e mi piace pensare che possa essere un modo per provare a restituire qualcosa. Questa prima serie di trekking l’ho chiamata “le Valli nascoste”, ma se il progetto funzionerà le prossime serie comprenderanno sicuramente anche mete più conosciute.

La val Lardana e i suoi trekking

Cos’ha di speciale questa piccola vallata al centro dei 9 trekking?

Al di là di quanto detto sopra, c’è qualcosa di immateriale in questi posti che credo sia perfettamente riassumibile in una citazione di Giovanni Lindo Ferretti, che abbiamo usato anche durante la stagione 2022 a Rifugio Prato Grande: “Il mio appennino è un luogo di struggente bellezza, in cui una esigua minoranza di umanità, non riducibile a dimora urbana, si nutre di piccoli eroismi quotidiani, fronteggiando il fallimento, l’abbandono e la scomparsa.”

Passiamo a te. Da quando nasce questa passione per la montagna ed in particolare per la “nostra” montagna?

Più o meno dormiente, questa passione per la montagna ce l’ho sempre avuta. Credo di averla presa da mio nonno, che era originario di Monte di Pione, vicino a passo Pianazze, e piangeva ad ogni racconto o telefonata coi parenti “di su”. Senza contare che ho passato le vacanze tra Cassimoreno e Rompeggio. La prima parte della mia vita credo di poter dire di averla dedicata all’altra mia passione: la musica.

Col Collettivo abbiamo organizzato feste e festival (la Zobia, Why Not Festival, Vecchia Scuola di Baselica, Kill Beer) con circa 50.000 presenze stimate. Senza contare il rifugio, parlo di circa 70 eventi tutti a ingresso gratuito, con dentro un totale di quasi 200 tra live e DjSet e, per la cronaca, senza mai guadagnarci un cazzo. Il lockdown passato da solo sui monti e una tempesta di eventi negativi, mi hanno fatto capire a malincuore che i vestiti di prima ormai mi andavano stretti.

Sulla traccia di una frase di un film in un piccolo vaso il pesce rosso rimane piccolo. “In uno spazio maggiore esso duplica, triplica o quadruplica la sua grandezza”. Da qui si è slatentizzata definitivamente questa passione e ho deciso di buttarmici del tutto: un po’ col Rifugio Prato Grande, un po’ col progetto guida. “E a culo tutto il resto” (cit Guccini). In direzione ostinata e contraria, sempre e comunque. Ah, sono un citazionista. Si vede?

La val Lardana e i suoi trekking
La guida GAE Giacomo Bandini

Ci hai tenuto subito a dirmi che l’approccio non sarà solo tecnico, di conseguenza verrà esalata la parte emotiva. Cosa vuol dire per te portare le persone nel “dietro le quinte” di un trekking?

A parte il discorso didattico naturalistico, che ci sarà, mi piacerebbe dare spazio anche ad un discorso umano, emotivo, un viaggio attraverso le persone che popolano questi monti per farle diventare guide al posto mio, anche solo per mezz’ora. Chi meglio di loro? Vorrei essere un pass per il “dietro le quinte” di questi piccoli paesini, un veicolo per accedere a quel lato intimo che mostra il vero volto dell’appennino. Nel bene e, perché no, anche nel male.

Parlo di spopolamento, abbandono, solitudine, carenza di lavoro, mancanza di servizi. Ma anche di storie di resilienza, tenacia, forza, dignità. Sono convinto che le nostre montagne abbiano un grande potenziale e che custodiscano le nostre radici e le nostre tradizioni. Vanno solo valorizzate e riscoperte, provando a ricreare anche dal basso un micro-turismo e ricostruendo una memoria storica. Ma bisogna imparare a crederci e fare presto, o rischiamo di perdere tutto.

Potete conoscere Giacomo attraverso il suo profilo Instagram ilfugiacomobandeeni e se cliccate qua andate sull’evento Facebook con tutte le escursioni in programma https://bit.ly/435Qy3k.

Tutte i nostri articolo li trovate nella rubrica “Camminatori Seriali”!

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