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Il percorso dei progetti “Il cibo che scelgo, il futuro che voglio” e “Comunicare la città sostenibile”, come Officine Gutenberg, li abbiamo seguiti fin dall’inizio. Ora, a distanza di qualche tempo, abbiamo voluto ritornare su queste esperienze in particolare per il proseguimento dell’avventura attraverso il blog “EcoPiace” e con le quelle che hanno vissuto nel post corso che hanno svolto i ragazzi.

In particolare stiamo parlando di Yuri Micheletti e Ilaria Cagnacci che dopo aver partecipato alle iniziative create dalla Fondazione Acra di Milano e altri diversi soggetti che hanno collaborato per diversi mesi nelle varie iniziative ed approfondimenti, hanno infine partecipato a due stage formativi.

Da EcoPiace agli stage

Con queste due piccole interviste abbiamo voluto approfondire con i ragazzi la loro esperienza maturata nei vari momenti di questo percorso e poi anche nelle loro esperienze di stage. Il primo che abbiamo intervistato è stato Yuri Micheletti, che ha svolto il suo stage tra il Comune di Piacenza e Giovazoom.

Come ti sei avvicinato al progetto Il cibo che scelgo il futuro che voglio?

Ho partecipato a Comunicare la città sostenibile (con ACRA, Comune di Piacenza, Officine Gutenberg e ZaLab) perché la sostenibilità ambientale è fra i valori che guidano la mia vita e la mia carriera, nonché una delle urgenze per risolvere la crisi del secolo. Come cittadino, utente, consumatore, studente e designer è mio dovere formarmi per dare il mio contributo alla rivoluzione ecologica. Tutti abbiamo una parte nel migliorare il sistema ed anche questo progetto mi ha aiutato a trovare la mia.

Ilaria e Yuri: le due esperienze nate da “Comunicare la città sostenibile”
Yuri Micheletti

Che esperienza è stata per te?

È stata un’esperienza ricca di incontri e nozioni! Mi ha permesso di fare networking in provincia e non solo, e di perseguire oltre i miei interessi, laddove non sempre è economicamente e lavorativamente accessibile. Il corso mi ha permesso di acquisire nuove competenze su documentarismo partecipativo e giornalismo dal basso.

Prima di questo progetto, qual era stato il tuo percorso?

Le mie esperienze nel terzo settore mi hanno portato a studiare Design della comunicazione visiva, per avviarmi all’esplorazione dei nuovi media e della comunicazione digitale in relazione a temi sociali quali inclusione e sostenibilità. Fare combaciare i propri interessi ed il proprio profilo lavorativo è una grande sfida per tutti, per affermarsi e costruire una carriera prospera, e rimane un obiettivo importante, ma occasioni come questa mi fanno credere che vi sia speranza e che il cammino sia quello giusto.

Dopo il lancio del blog “EcoPiace” c’è stata la tua esperienza in stage. Raccontaci dove si è svolta e come è andata!

Lavorare con il Comune di Piacenza e la redazione locale della piattaforma Giovazoom della Regione è stata un’esperienza deliziosa che mi ha concesso di conoscere oltre il mondo del giornalismo, che tanto mi incuriosisce sin dalle scuole. Avere la fiducia di Lorena delle Politiche Giovanili e dei colleghi neo-giornalisti ha significato tanto e mi ha concesso di allenare oltre le mie abilità di scrittura, oltre che di entrare in contatto con la mia città sotto nuovi punti di vista.

Oltre a tutto questo, quali sono, o sono state, le tue passate esperienze di stampo giornalistico?

Le mie prime esperienze giornalistiche risalgono alle superiori, ma la scrittura mi appassiona da sempre come espressione di sé, prima ancora che come informazione. Il valore del ruolo dei giornalisti nella società non è misurabile, ma credo che oggigiorno tutti abbiano la responsabilità – e l’opportunità – di contribuire a divulgazione e inchiesta grazie ad arte, copywriting e social media. Per questo per me giornalismo è anche l’educazione del lettore, con media literacy e fact-checking.

Ilaria e Yuri: le due esperienze nate da “Comunicare la città sostenibile”
Ilaria Cagnacci

Dopo le parole di Yuri abbiamo chiesto le sue impressioni anche a Ilaria Cagnacci, che invece ha completato il suo percorso con uno stage a PiacenzaSera.it.

Come ti sei avvicinato al progetto Il cibo che scelgo il futuro che voglio?

Mi sono avvicinata al progetto dopo aver terminato un corso di giornalismo inchiesta ambientale, essendo un programma basato sul tema della sostenibilità appena ne sono venuta a conoscenza ho pensato che questa sarebbe stata l’occasione giusta per (pre)occuparmi del mio territorio. Per tanti anni, infatti, ho vissuto all’estero e questa è stata un’ottima opportunità per conoscere meglio la città che mi ha cresciuta e le sue piccole realtà associative che ogni giorno si impegnano per migliorare la qualità della vita sia dei cittadini che della natura che ci circonda.

Il lavoro delle associazioni, ed in particolare ricordo quella dei Cosmonauti, in un contesto come quello della nostra regione, dove si assiste a un’ondata di cemento che non accenna a frenare, porta con sé una ricchezza inestimabile: il ritorno del verde nelle città, il riavvicinamento delle persone al contatto con la terra e il ritorno ad un sentimento di comunità ormai dimenticato.

Cosa hai scoperto grazie a tramite esperienza?

Grazie a questo progetto ho scoperto la bellissima realtà degli orti urbani che nascono dalla volontà di riappropriazione degli spazi verdi in città e che pongono al centro il bene comune. Luoghi come questi, dove non si coltivano solo ortaggi ma anche e soprattutto la socialità, purtroppo non vengono raccontati e valorizzati come dovrebbero: per questo motivo ho deciso di raccontare, anche durante il mio periodo di collaborazione con il PiacenzaSera offerto al termine del progetto, alcune delle attività portate avanti in questi luoghi così comuni ma incredibilmente sconosciuti.

Ed è proprio questo che voglio continuare a fare nel mio percorso giornalistico: raccontare le piccole realtà che mosse da bisogni e desideri estremamente reali e concreti, come quello di una città più verde e vivibile, che dal basso si battono per il cambiamento attraverso l’azione.

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