Oggi conosciamo meglio Giorgio Soncini, autore per Edizioni Officine Gutenberg ma anche amante dei trekking e delle camminate

Ultimo appuntamento del 2022 con la nostra rubrica “camminatori seriali”. Per l’occasione abbiamo rispolverato una vecchia conoscenza di Edizioni Officine Gutenberg, stiamo parlando di Giorgio Soncini, autore per la casa editrice di “Un pizzico di P.e.p.e.”.

Dopo averlo scoperto come autore, oggi scopriamo, o meglio approfondiamo per chi avesse già avuto modo di parlare con Giorgio, di un’altra sua grande passione, i trekking e le camminate. Infatti l’autore piacentino da qualche giorno ha pubblicato una bellissima foto tra i boschi innevati e con quello scatto abbiamo intuito la sua passione per le escursioni.

Giorgio Soncini tra camminate, trekking e poesie!
Giorgio Soncini in mezzo alla neve

Sentieri e natura, una grande passione anche per Giorgio

Giusto il tempo di prendere il telefono in mano e scrivergli e subito Giorgio ci ha confessato la sua grande passione per trekking, camminate ed escursioni, sia nella nostra provincia, sia ben oltre i nostri confini e allora eccovi riportato quello che ha risposto alle nostre domande

Giorgio, ci siamo conosciuti tempo fa per il tuo libro “Un pizzico di P.e.p.e.”, ma oggi ti scopriamo anche come camminatore! Cosa ci racconti su questa tua passione?

Ciao Lorenzo, questa passione mi è nata circa 10 anni fa, nel 2012, allora avevo 28 anni. Fin da bambino, racconta mia mamma, quando mi portavano nella natura ero attratto da ogni sua forma, animale e vegetale. Diciamo che la curiosità è sempre stato quel motore dentro me che mi ha permesso di fare tante esperienze, belle e brutte si intende.

Nel 2012 poi espressi il desiderio di andare sulle Dolomiti con i miei genitori, loro erano già esperti camminatori quindi le conoscevano abbastanza bene, e chiesi di andare alle 3 Cime di Lavaredo, e sapete perché? Perché mi era rimasta impressa una famosa pubblicità di un cioccolato, girata proprio lì. Da allora lo spirito della montagna ha pervaso tutto il mio essere, in montagna mi sento davvero me stesso, quella personalità che finalmente desideravo conoscere, spoglio di ogni pregiudizio, semplicemente io, con le mie emozioni, libere di esprimersi.

Come sai, la rubrica è Camminatori Seriali. Tu che tipo di camminatore sei?

Mi definisco in primis un camminatore terapeutico, ogni qualvolta che sento la necessità di fare “igiene mentale” e di lavarmi via l’asfittica intossicazione della vita di città, ecco allora che mi organizzo per un’uscita. Poi mi definisco anche un camminatore conviviale, cerco cioè di lasciare ogni polemica e problema a casa, e riempire il mio zaino di spensieratezza e allegria. Infine, per la frequenza con cui mi troverete lungo i sentieri e sulle cime delle montagne, allora consideratemi pure anche un camminatore seriale!

 A microfoni spenti ci hai parlato della “Marcia al mare”, ci racconti di cosa si tratta?

Conobbi Dario Maramotti nel 2018, figlio di Marco, colui che nel ’78 si inventò questa Marcia al Mare tra amici, i fantastici 11; oggi l’associazione che se ne occupa a livello organizzativo si chiama OTP-GEA, di cui entrambi facciamo parte. Proprio nel 2018 venni invitato da Dario a partecipare come aiuto guida all’edizione quarantennale, perché aveva capito che per me sarebbe stata un’esperienza indimenticabile, tanto che non ne perderò alcuna edizione gli anni successivi. La marcia si articola in 9 giorni, non tutti di cammino, perché sono pensati anche 2 giorni di riposo; ci sono diversi percorsi, ad oggi ne abbiamo completamente segnati e tracciati 2, uno con partenza da Passo del Cerro (Bettola) ed uno da Rocca di Ferriere, entrambi diretti verso la costa ligure, e più precisamente Lavagna o Levanto; in totale sono circa 90 km sui monti.

Si parte il primo sabato di luglio, il gruppo al massimo è composto da 50 ragazzi dagli 8 ai 17 anni, più un gruppo di adulti (10 o 15) che decidono di dare una mano, come guida o aiuto guida, per tutto o parte della marcia a seconda dei propri impegni. Si parte zaino in spalla, con un pulmino che ci seguirà tappa per tappa e ci aiuterà a trasportare ad esempio le tende, alcuni viveri e la cucina da campo. Per ogni tappa si dorme in tenda oppure, in caso di mal tempo, in strutture coperte che ci offrono alloggio, che possono essere rifugi, scuole o saloni comunali.

Giorgio Soncini tra camminate, trekking e poesie!
Momento di gruppo al termine di una escursione

Tutto è pensato al minimo dettaglio, frutto dell’esperienza e dei sopralluoghi che annualmente facciamo. Potrei raccontarvi ogni singola tappa della marcia, ma scelgo di non farlo, un po’ perché finirei per esser prolisso, e un po’ per stimolare la vostra curiosità, vi lascio però il pensiero che scrissi di ritorno dalla prima volta: “La marcia al mare, che dire, ogni parola ne sminuirebbe le emozioni provate, è un’esperienza non facile da vivere e difficile da raccontare, solo chi l’ha provata può capirti nel sorriso spontaneo che mostri quando ti riaffiorano i ricordi, e le lacrime di quando vedi il tuo gruppo salutarti a Levanto per correre a prendere (e perdere) il treno di rientro a Piacenza.  É proprio così, bisogna viverla per capirla! Altrimenti, come direbbe Nietzsche, si corre il rischio di “ballare ed esser visti come pazzi da quelli che non sentono la musica”.

Spero con tutto il cuore di essere stato all’altezza delle vette che, insieme, abbiamo raggiunto. Ringrazio di cuore tutti per avermi dato questa opportunità di crescita, perché, in fondo in fondo, mi son da subito sentito il 51º ragazzo, e non la decima guida. Torno a casa con tante belle emozioni, le suole degli scarponi un poco più consumate, e un gruppo di amici che rimarranno “per sempre nel mio cuore””.

 Una cosa di cui subito ci avevi parlato quando ci siamo conosciuti, è la tua passione per la Pietra Parcellara. A che numero di “scalate sei arrivato”? e poi, cosa ti da la Pietra per esserne così attratto?

L’ultima ascesa è stata la n. 221, già. La n. 200, invece, era luglio dell’anno scorso, e fu l’occasione perfetta per presentare il mio libro “un pizzico di P.E.P.E.” alle 40 persone che decisero di salire su con me a vedere il tramonto.

C’è una forte energia che mi lega alla Pietra Parcellara, forse perché è unica nel suo genere se la paragoniamo ad altre montagne dell’appennino tosco emiliano, o forse perché è proprio questa roccia ofiolitica di serpentino nero ad avere delle energie magnetiche che mi fanno vibrare gli organi interni su una frequenza benefica, ed ogni volta che salgo poi ne scendo rigenerato. Oppure sarà per il panorama mozzafiato che da lassù si gode. Oppure sarà per la facilità con cui si sale, sempre senza sottovalutarla, che mi ha permesso di condividere momenti meravigliosi alla portata di tutti, anziani e piccini, e soprattutto i pigroni!

Giorgio Soncini tra camminate, trekking e poesie!
Foto al tramonto

Oltre a quello che ci ha già raccontato, quali sono le camminate che più ti son rimaste nella mente e che magari non vedi l’ora di rifare?

Uscendo dalla provincia di Piacenza sicuramente un trekking che mi ha emozionato tantissimo è stato le 52 gallerie del Pasubio, poi chiaramente tutte le Dolomiti, in particolare il sentiero n. 666 che parte da Passo Gardena e arriva al Pisciadù, che feci con mia mamma proprio su suo desiderio, pensando che non ce l’avrebbe mai fatta, e invece.

Anche le Alpi Apuane sono stupefacenti, ma queste ultime sono davvero molto selvagge e pericolose, quasi sconosciute, e non vanno assolutamente sottovalutate, anzi, l’esperienza insegna! Infine il Gran Sasso, ascesa al Corno Grande che feci 2 estati fa, la montagna più alta degli appennini, là dove davvero osano solo le aquile, emozioni incontrollabili.

Tornando proprio al tuo libro, e per chi non lo conoscesse ancora è formato da una serie di poesie, tocchi proprio l’argomento montagna. Tra le righe, leggiamo anche un “Però ricorda, lo zaino che hai a disposizione è limitato, e più cose ci metti più pesa, quindi a te la scelta di cosa portare con te e cosa lasciare a valle”. La possiamo leggere, come poi tu spieghi nelle righe a seguire, una metafora della vita in generale?

Esattamente. L’essenziale contro il superfluo, e tra e cose superflue della vita purtroppo sono troppe quelle a cui noi attribuiamo un grande valore, ma lassù, sulla cima, “L’oro, il cielo e la neve hanno lo stesso valore”.

A pagina 77 del mio libro scrivo: “Quando cammino su per le montagne nello zaino non metto solo viveri, attrezzature o indumenti, ma ci aggiungo amore, ricordi, rispetto, insegnamenti, emozioni, e perché no, talvolta anche la mia solitudine”. Ecco che lo zaino rappresenta quindi uno spazio limitato, sai che dovrai portarti tutto il necessario con te, rispettando però certi vincoli di peso e volume, ed è qui che incomincia la parte più difficile del trekking stesso, alla fatidica domanda “Cosa mi porto?”, voi cosa rispondereste? E in questo momento capisco che le scelte rappresentano la parte più importante della vita stessa.

Nella nostra provincia, oltre alla Parcellara, qual è la zona o il percorso in particolare a cui sei più legato?

Sicuramente l’alta Val Nure. Di solito parcheggio al passo dello Zovallo e da lì scelgo, o di qua o di là. Ogni sentiero è stupendo, hai solo l’imbarazzo della scelta. Puoi dirigerti sulle cime di Monte Nero, Bue e Maggiorasca verso il versante ligure, le più alte della nostra provincia, da cui nelle giornate limpide vedi il mare, oppure sulla cima del Monte Ragola e sul Roccone, quest’ultimo a me molto caro perché mi lega al ricordo di un grande amico in un’occasione speciale che ha voluto condividere anche con me.Inoltre Lago Nero, Lago Moo e Lago Bino.

Ogni sentiero puoi percorrerlo e ripercorrerlo, eppure ogni volta non è mai banale, perché la natura cambia sempre, puoi fare 100 volte la foto ad una montagna, la stessa montagna, che non troverai mai una coppia di foto perfettamente sovrapponibili.

Durante le camminate poi è bello soffermarsi un attimo anche nei vari rifugi, di cui il rifugio di Prato Cipolla, Monte Bue (quando hai la fortuna di trovarlo aperto!) e il rifugio Ragola a Prato Grande, quest’ultimo inaugurato proprio il 2 luglio di quest’anno grazie alla grande passione e all’amore per il territorio di ragazzi davvero in gamba che, come ho potuto leggere scritto a gesso su una lavagnetta affissa al rifugio, fanno parte di “un’esigua minoranza di umanità che si nutre di piccoli eroismi quotidiani fronteggiando il fallimento, l’abbandono e la scomparsa del nostro appennino, luogo di struggente bellezza”.

Come si intrecciano, poesie e camminate?

Hai detto giusto tu, si intrecciano, fino a confondersi l’un l’altra. Molte poesie o pensieri che ho scritto son proprio scaturiti durante camminate in montagna, e viceversa. Durante il cammino maturano i pensieri, i dubbi svaniscono e le idee si fanno più chiare; nella melodia dei suoni della natura possiamo restare in ascolto delle emozioni e dei sentimenti che abitano la nostra anima.

Il vero viaggio di scoperta è tra i sentieri del nostro io, ora divenuto così piccolo e fragile al cospetto di una natura così maestosa, come dicevano i latini “ubi maior minor cessat”, tradotta letteralmente “dove vi è il maggiore, il minore decade”, e la natura sembra catalizzare proprio quei processi d’apprendimento di tutti quegli enormi problemi che ora rivedi lì, appoggiati a terra come un piccolo mucchio di piume.

 Ci hai raccontato il tuo presente da “camminatore seriale”, ma per chiudere torniamo all’inizio: da dove è partito questo tuo grande amore?

Probabilmente da un amore tramandato dai miei genitori, mia mamma e mio papà son stati per me i pionieri della mia montagna, loro mi hanno insegnato molto. Grazie a lei e grazie a loro ho imparato anche l’amore per me stesso, mi son sentito alleggerito d’ogni peso inutile, mi son sentito sereno anche nel bel mezzo di una tormenta di neve o di un temporale estivo, ogni cosa così complessa nella mia mente era banalmente così semplice. Ogni volta che salivo su una vetta sentivo in me “Liberi pensieri leggeri”, leggetela a pag 19 del mio libro. Capivo i veri valori della vita, e più li capivo e più mi innamoravo della vita, e più mi innamoravo della filosofia della montagna. Il consiglio che mi sento di dare è viviAmo.

Giorgio Soncini tra camminate, trekking e poesie!
In mezzo al bosco del Passo della Lepre

Ecco la lista delle nostre guide trekking nelle vallate piacentine (e non solo)!

L’autore: Achille Menzani

Achille Menzani, classe 1960, si è laureato in Giurisprudenza all’Università di Parma. Vive a Piacenza, ma trascorre buona parte dell’anno all’ombra della Pietra Parcellara. Da sempre appassionato di cartografia ed escursioni, nel 2013 ha deciso di unire le due cose, scrivendo la sua prima guida “Camminate Piacentine“. A questa sono seguiti altri 3 volumi rilegati, uno per anno, sempre relativi all’intero territorio provinciale.

Nel 2017 ha iniziato la serie delle guide locali in formato “marsupio”, la prima dedicata alla bassa e la seconda alla media val Trebbia; nel 2019 ha pubblicato la guida al Sentiero del Tidone, mentre nel 2020 sono uscite, sempre in formato marsupio, la guida ai percorsi bettolesi in media val Nure e una raccolta di 12 escursioni estive sull’Appennino piacentino, completamente riviste e aggiornate.

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