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Raymond Mar, uno psicologo alla York University in Canada, e Keith Oatley, professore emerito di psicologia cognitiva presso l’Università di Toronto, che hanno dimostrato in studi pubblicati nel 2006 e nel 2009 che gli individui che spesso leggono narrativa sembrano essere maggiormente in grado di capire gli altri, entrare in empatia con loro e vedere il mondo dalla loro prospettiva. Uno studio del 2010 ha dimostrato che questo collegamento è vero anche per i bambini: i più aperti mentalmente erano quelli ai quali venivano lette delle storie. L’immersione nella lettura stimola aree del cervello che gestiscono il linguaggio, l’allusione e la metafora: con la creazione di una rappresentazione mentale che attinge le stesse regioni del cervello che risulta attiva come se la scena si svolgesse nella vita reale. Le situazioni emotive e i dilemmi morali che sono il materiale della letteratura sono dunque un vigoroso esercizio per il cervello, spingendoci dentro le teste dei personaggi di fantasia e anche, studi suggeriscono, aumentando la nostra capacità di empatia nella vita reale. (fonte: Huff Post)

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