Un vero e proprio viaggio con il GAEP dall’inizio della loro storia alle continue attività in programma durante tutto l’anno

Negli ultimi tempi abbiamo spesso parlato di “camminatori seriali” andando oltre i confini di Piacenza con esperienze di trekking e percorsi in giro per la regione (e non solo). Oggi invece torniamo sulla nostra città per raccontare una realtà che da decenni rappresenta un’istituzione per quanto riguarda le camminate e le escursioni sul nostro appennino e non solo, il GAEP.

L’intervista che ci ha concesso Monica Rebessi ci porta nella storia di questo gruppo che da anni porta tanta gente sulle nostre montagne, vedi l’imminente “Lunga marcia”, ma anche in giro per trekking e sentieri in diverse zone d’Italia.

Escursione da Morfasso a Bardi per il GAEP
In posa durante una camminata tra Morfasso e Bardi

Un viaggio dal bianco nero ad oggi: il GAEP

Da quando nasce e perchè, a quali sono stati i momenti più importanti, passando per il loro luogo di riferimento sulle nostre montagne fino agli appuntamenti di oggi. Tutto questo è quello che troverete sul GAEP in questa lunga intervista che ci ha concesso una delle anime del gruppo: Monica Rebessi.

Raccontaci cos’è il GAEP!

Il GAEP – Gruppo Alpinisti Escursionisti Piacentini – è una realtà viva, dinamica e profondamente radicata nel territorio. Ma più che un’associazione, il GAEP è un modo di vivere la montagna: insieme, con rispetto, con spirito di gruppo e con passione sincera.

Siamo un’Associazione di Promozione Sociale, ma le nostre radici affondano ben prima delle sigle e degli statuti: nasciamo nel 1932 da un gruppo di amici che avevano voglia di scoprire i crinali, i boschi, le vette e le mulattiere del nostro Appennino. In quasi un secolo di cammini, generazioni di soci hanno portato avanti un’idea semplice: la montagna come luogo di libertà, condivisione, silenzio e incontro.

Il GAEP è fatto di persone che si aiutano, che si aspettano in cima alla salita, che si dividono una borraccia e un sorriso. Ma è anche fatto di volontariato attivo, cura dei sentieri, educazione ambientale, e attenzione alle generazioni future. Organizziamo escursioni in Appennino e sulle Alpi, momenti conviviali, attività culturali, progetti solidali e giornate al nostro Rifugio sociale in Alta Val Nure.

In più di 90 anni non abbiamo mai smesso di camminare, neanche nei momenti storici più difficili. E oggi, mentre la montagna torna a essere un rifugio per tanti, noi siamo ancora qui, con lo zaino in spalla e lo spirito di chi non cammina solo per arrivare, ma per stare.

Ecco il GAEP! I primi piacentini "camminatori seriali"
Ciaspolata notturna per il GAEP

Il gruppo nasce nel 1932. Come è cresciuto nel tempo?

Il GAEP nasce nel 1932, in tempi difficili ma con uno spirito leggero e determinato: un piccolo gruppo di amatori della montagna decide di unire le forze per camminare insieme e valorizzare il nostro Appennino. Il nome originale era “Gruppo Savino Anelli”, intitolato a un giovane escursionista scomparso prematuramente, un segno del profondo senso di appartenenza che già allora animava il gruppo.
Nel dopoguerra, il bisogno di ricostruire e ritrovarsi spinge un nuovo nucleo di appassionati a ricompattarsi. Così, nel novembre del 1946, nasce più strutturato il GAEP, con la prima seduta del Consiglio Direttivo. Da allora, il gruppo non ha mai smesso di evolversi, rinnovandosi nel tempo ma restando sempre fedele al proprio spirito.

Negli anni ‘50 accade qualcosa di straordinario: il presidente Vincenzo Stoto, insieme ai soci, decide di acquistare dal Demanio i ruderi della vecchia Dogana Ducale al Crociglia, a 1362 metri di altitudine. Con un’enorme impresa collettiva, quel rudere viene trasformato in un rifugio alpino, diventando negli anni un simbolo di identità e di tenacia. Nel tempo, il gruppo ha saputo adattarsi: sono cambiate le generazioni, si sono aggiornati gli strumenti, si è rinnovata la comunicazione. Ma il cuore è rimasto quello: camminare, stare insieme, imparare dalla montagna.

Dagli anni ‘60 in poi, il GAEP ha visto un grande fermento: le escursioni aumentano, nascono collaborazioni con le scuole, con il CAI e con altre realtà associative. Dagli anni ’80 in poi, si consolida anche l’aspetto culturale: serate di proiezioni, pubblicazioni, raccolte fotografiche, fino alla realizzazione del volume “80 anni e non sentirli” per l’ottantesimo compleanno dell’associazione che raccoglie aneddoti, immagini e testimonianze della nostra storia. Oggi il GAEP non è solo un gruppo di camminatori: è un archivio vivente di memoria collettiva, una scuola di comunità, un luogo in cui si tramanda l’amore per il territorio senza retorica ma con concretezza, escursione dopo escursione.

Savino Anelli, il giovane a cui inizialmente era stato intitolato l'attuale GAEP
Savino Anelli

Oggi, come siete strutturati e quanti fanno parte del GAEP?

Oggi il GAEP è una realtà viva e partecipata, con una struttura organizzativa solida ma senza perdere quella leggerezza che ci ha sempre contraddistinto. Al centro di tutto c’è il Consiglio Direttivo, composto da 15 persone, che si occupa della programmazione, della gestione del Rifugio, della promozione, della contabilità, della comunicazione e della cura delle relazioni con enti, istituzioni e partner. Ma dietro ogni uscita, ogni post, ogni ritrovo in Rifugio… c’è una rete di soci attivi, pronti a dare una mano anche solo per poche ore, ma sempre con entusiasmo.

Nel 2024 abbiamo superato i 230 soci iscritti, un numero importante che racconta di un bisogno sempre più sentito: quello di rallentare, uscire all’aria aperta, ritrovare connessioni vere. E anche nel 2025, ad oggi, siamo già a quota 251 soci, tra chi ha rinnovato e chi si è iscritto per la prima volta. Numeri che ci fanno sorridere, non per la quantità, ma perché dietro ogni tessera c’è una persona, un volto, una storia che arricchisce il gruppo.

Tra i nostri iscritti contiamo anche tre Soci Onorari, e non potremmo esserne più fieri:
– Kurt Diemberger, leggenda vivente dell’alpinismo, unico ad aver salito due ottomila in prima assoluta. Nel 2010 fu nostro ospite a Piacenza per una serata in cui ci ha emozionato con il racconto delle sue straordinarie imprese. In quell’occasione ha anche pernottato presso il nostro Rifugio GAEP “Vincenzo Stoto” e ha preso parte, con grande disponibilità, alla 40ª edizione della Lunga Marcia, onorandoci con la sua presenza.

– Marco Confortola, ospite del GAEP nel 2009, ha raccontato la sua esperienza da superstite della tragedia del K2, presentando il film “K2 in punta di piedi”. Una serata intensa e indimenticabile.

Davide Chiesa, alpinista piacentino, con all’attivo oltre 350 salite in quota e su ghiaccio, è socio attivo e onorario del GAEP, è una presenza preziosa per l’associazione. Collabora nella conduzione di escursioni, nella gestione del Rifugio Stoto e nell’organizzazione della Lunga Marcia.

Da sempre unisce passione per l’alpinismo e sensibilità artistica, come dimostrano i suoi numerosi progetti fotografici e video in quota. È autore di diversi libri e reportage.

Avere soci così non è solo un onore: è uno stimolo continuo a tenere alto lo spirito del gruppo, a credere che la montagna possa essere un luogo dove competenza e semplicità si incontrano. E ciò che ci rende felici è che tra i nostri iscritti ci sono giovani, famiglie, escursionisti esperti ma anche “camminatori della domenica”, perché il nostro è un gruppo inclusivo, dove non serve avere chilometri nelle gambe, ma voglia di partecipare e di stare insieme.

La nostra sede operativa è a Piacenza, presso la Casa delle Associazioni, dove ci troviamo regolarmente per le riunioni e dove accogliamo chi desidera conoscerci. Ma il nostro “vero” luogo operativo è la montagna: è lì che ci organizziamo, ci aiutiamo, ci ascoltiamo.
Chi entra nel GAEP non trova solo un calendario di escursioni, ma uno spazio aperto dove ognuno può portare le proprie idee: c’è chi propone nuove mete, chi fa i turni in Rifugio, chi aggiorna il sito, chi aggiusta una serratura al rifugio, le cose che si possono fare sono tante. Ecco, siamo un gruppo che funziona perché c’è chi fa… e chi cammina al fianco di chi fa.

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La Vecchia dogana ducale trasformata del rifugio Stoto

Il Rifugio “Vincenzo Stoto” è un luogo simbolico. Perché è così importante per voi?

Il Rifugio GAEP “Vincenzo Stoto”, per noi, non è solo un luogo fisico. È la concretizzazione di uno spirito, di una visione e di una storia collettiva lunga quasi settant’anni. Sorge a 1362 metri, in una zona panoramica dell’Alta Val Nure, ai piedi del Monte Crociglia, e ogni socio del GAEP – anche quelli che magari non ci sono mai stati fisicamente – sa che lì c’è casa.

Tutto nasce nel 1955, quando alcuni soci decisero di acquistare dal Demanio i ruderi dell’antica Dogana Ducale. Un gesto coraggioso e visionario: pensare a un rifugio sociale, senza scopo di lucro, completamente gestito da volontari. Per molti anni, soci di ogni età hanno lavorato con le proprie mani per riportare in vita quella struttura: ruderi da ripulire, muri da realizzare, stanza da arredare. È un pezzo di GAEP che cammina con noi da decenni, e che oggi ospita escursionisti, scout, famiglie, scolaresche, amici di altre associazioni.

Il Rifugio è aperto da volontari che si organizzano a turno nei fine settimana e in occasione degli eventi associativi, ed è autogestito: chi sale sa che dovrà prepararsi i pasti, lavare i piatti, spalare la neve e passare la scopa. Ed è proprio questo il bello: si entra da ospiti, ma si esce da soci, con le mani sporche e il cuore pieno.

Da lì partono molte delle escursioni le più amate da noi, tra cui la classica salita al Monte Crociglia o l’anello del Groppo Rosso. E lì si torna sempre volentieri, anche solo per accendere la stufa, preparare un caffè in compagnia, o semplicemente ascoltare il silenzio della montagna. I lavori in Rifugio non si fermano mai, le manutenzioni ordinarie sono continue ed i progetti migliorativi tanti perché crediamo che la montagna debba essere accogliente, semplice ma dignitosa. E il Rifugio è anche questo: un ponte tra generazioni, tra chi lo ha costruito e chi oggi lo vive e se ne prende cura.

GAEP però non vuol dire solo vallate piacentine. Quali luoghi frequentate fuori dal nostro territorio?

Anche se il nostro cuore è saldamente piantato tra i crinali dell’Appennino piacentino, non ci tiriamo certo indietro quando si tratta di scoprire nuovi orizzonti. Ogni anno, nel nostro calendario escursionistico, riserviamo spazio ad uscite “fuori confine” per cambiare panorama e respirare aria diversa. Tra le mete immancabili c’è sicuramente la Liguria, con i suoi sentieri sospesi tra mare e cielo: ogni anno programmiamo due tappe del Sentiero Verde Azzurro. Ci andiamo spesso in primavera o a inizio autunno, quando il mare è ancora calmo e le giornate limpide ci regalano scorci incredibili.

Sulle Alpi invece ci muoviamo soprattutto in estate, per escursioni che spaziano tra Lombardia, Piemonte, Trentino e Valle d’Aosta. Non facciamo alpinismo tecnico, ma ci piace salire in quota, camminare sui sentieri panoramici, raggiungere rifugi alpini e vivere esperienze diverse da quelle dell’Appennino. Abbiamo fatto tappe lungo l’Alta Via dei Monti Liguri, sul Sentiero Italia, nel Parco del Gran Paradiso, nella Val di Susa, tra i laghi alpini dell’Ossola e nei valloni silenziosi del Cuneese. Ogni uscita fuori provincia è un’avventura organizzata nei dettagli, con partenza all’alba in compagnia con un pullman pieno di zaini e sorrisi, panini pronti e scarponi già allacciati.

Quello che ci distingue, anche quando ci spostiamo lontano, è il nostro stile: camminare con il giusto passo, mai con l’ansia della prestazione, ma con lo spirito di chi vuole osservare, ascoltare, vivere il paesaggio. Ci piace anche scoprire realtà locali: i rifugi più autentici, le malghe, i piccoli paesi. Ogni gita fuori casa diventa così un modo per portare un po’ di GAEP in giro per l’Italia… e per tornare sempre con qualcosa in più nello zaino: un ricordo, una foto, un incontro, una risata che ci accompagna fino alla prossima escursione.

Si sta avvicinando un momento molto importante: la Lunga Marcia della Val Nure. Cosa succede quel giorno?

Succede qualcosa di speciale. Qualcosa che, ogni anno da più di mezzo secolo, unisce centinaia di persone sotto un unico passo: quello della Lunga Marcia in Alta Val Nure dedicata a Dante Cremonesi, figura storica del GAEP.
Per noi del GAEP è molto più di una camminata. È una tradizione, un rito collettivo, una festa a piedi che ogni fine maggio porta escursionisti, famiglie, amici e curiosi a scoprire i sentieri dell’Alta Val Nure in una formula che coniuga natura, sport e socialità.

Anche se il percorso è invariato dalla prima Lunga Marcia, ogni edizione è diversa nelle storie dei partecipanti: entusiasmo, accoglienza, voglia di camminare insieme. C’è chi arriva con l’amico fidato, chi con tutta la famiglia, chi affronta i 33 km più sfidanti e chi sceglie il tratto finale da 11 km, perfetto anche per i più piccoli. Tutti i percorsi – 33, 25 e 11 km – attraversano crinali panoramici, boschi, vallette silenziose, mulattiere e piccoli borghi, e convergono al Rifugio GAEP, dove ci si ritrova all’arrivo per un momento di festa e condivisione autentica.

L’organizzazione è curata nei dettagli: iscrizioni online, biglietti nominali con QR code (novità di questa edizione), navette da Piacenza, Bettola, Farini e Ferriere, punti ristoro lungo il percorso con tè caldo, le mitiche ciambelline e i sorrisi dei volontari. La marcia è non competitiva: ognuno cammina a proprio ritmo, godendosi la giornata e le meraviglie della nostra Montagna.

Per noi del GAEP, la Lunga Marcia è anche un’occasione preziosa per valorizzare i sentieri dell’Alta Val Nure, curati e mantenuti con grande dedizione dai volontari della sentieristica del CAI di Piacenza, che in questa occasione ci affiancano con un supporto tecnico e operativo fondamentale.

Ma se la marcia esiste da oltre cinquant’anni, è grazie a un’organizzazione corale, resa possibile dall’aiuto concreto e appassionato di tanti volontari e realtà amiche: dal SAER (Soccorso Alpino stazione di Monte Alfeo), alla CRI 118 di Piacenza e Agazzano, all’ARI (Associazione Radioamatori Italiani sezione di Piacenza), al Circolo di Ciregna, solo per citarne alcuni.
Un lavoro di squadra che ha consolidato nel tempo legami profondi e collaborazioni preziose, di cui siamo davvero fieri e grati. È bello sapere che in tanti, ogni anno, credono in questo evento e lo rendono possibile con il proprio impegno, la propria presenza e il proprio cuore.

Quest’anno, il 25 maggio 2025, festeggiamo la 53ª edizione. La partenza è garantita con ogni condizione meteo, salvo gravi allerte meteo: la montagna ci accoglie anche sotto la pioggia, e noi ci saremo. Perché quel giorno, ogni passo diventa memoria, scoperta, appartenenza. E anche se la montagna non parla, quel giorno la sentiamo cantare – sotto le scarpe di chi la ama davvero.

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Una foto storica della prima Lunga marcia

Oltre alla Lunga Marcia, quali saranno i prossimi appuntamenti in programma?

Il bello del GAEP è che, finita una gita, ne abbiamo già un’altra in programma e almeno tre in testa da proporre per l’anno successivo! Il nostro calendario escursionistico è pensato per accompagnare soci e amici lungo tutto l’anno, con proposte diversificate per chi ama camminare, conoscere e condividere. Subito dopo la Lunga Marcia, ci aspettano alcune tappe davvero interessanti.

A giugno ci spingeremo più lontano: l’8 giugno esploreremo le suggestive Isole Borromee, sul Lago Maggiore. Sarà una giornata tra natura e cultura, visitando l’Isola dei Pescatori, l’elegantissima Isola Bella con i giardini del Palazzo Borromeo e, per chi preferisce restare sulla terraferma, anche una passeggiata a Stresa o nel Parco Pallavicino.

Il 22 giugno, invece, alziamo il livello di sfida (ma sempre con la possibilità di scegliere!): saliremo sul Monte Alben, nelle Prealpi Orobie bergamasche. Chi lo desidera potrà affrontare la ferrata Maurizio, una via alpinistica classificata “difficile” che conduce alla cima La Croce, prima di unirsi agli altri sul punto più alto del massiccio (2.019 m). Per chi non ama le ferrate, c’è comunque la possibilità di salire lungo la via normale e godersi un panorama a 360 gradi da togliere il fiato.

Insomma, che tu voglia affrontare un crinale o semplicemente camminare in compagnia, da noi trovi sempre un posto libero nello zaino.

E questi sono solo alcuni dei prossimi appuntamenti: tutto il calendario è disponibile sul nostro sito, sempre aggiornato con dettagli tecnici, info logistiche e consigli pratici → www.gaep.it/escursioni.html.

Ovviamente non solo la Val Nure nei vostri itinerari ma anche le altre vallate. Quali sono le zone da voi più battute?

La Val Nure è la nostra casa, inutile negarlo. Ma appena lo zaino è pronto e le gambe fremono, ci piace esplorare anche le valli vicine: la Val Trebbia, la Val d’Aveto, la Val Boreca, la Val d’Arda, fino a toccare i confini della nostra provincia.
Il nostro Appennino, così vario e ricco, ci offre una rete di sentieri che non finisce mai di sorprenderci: antiche mulattiere, crinali soleggiati, faggete fitte, piccoli borghi fantasma, cappelle dimenticate, rifugi d’altri tempi. Ogni vallata ha il suo carattere, il suo profumo, la sua luce.

In Val Trebbia, per esempio, amiamo camminare tra l’Alfeo, il Lesima, dove le curve si aprono su vallate infinite e la sensazione è quella di essere sospesi tra cielo e terra. La zona di Gorreto, Fontanarossa, Rovegno è perfetta per chi ama le traversate: boschi fitti che si aprono all’improvviso su pascoli e vette. La Val d’Aveto ci conquista ogni volta con la sua maestosità silenziosa: il Monte Maggiorasca, il Penna, i laghetti glaciali, i boschi che sembrano disegnati a mano. È una valle che parla di Liguria, ma anche di Appennino profondo, ed è uno dei luoghi dove ci sentiamo più in armonia con la natura.

La Val Boreca, meno conosciuta, è un piccolo scrigno: ci piace perderci nei suoi borghi abbandonati, come Artana e Suzzi, dove la storia si legge nei muri di pietra e nei sentieri che portano a colli panoramici e selvaggi. È una valle che sa ancora regalare il silenzio autentico, quello che oggi è così difficile trovare.

In Val d’Arda ogni anno andiamo a fare un’escursione anche per scoprire la rete dei sentieri della resistenza, dove i partigiani hanno lottato per la nostra libertà. A Sperongia c’è il museo della Resistenza e percorrere quei sentieri pensando a quei ragazzi che hanno dato la vita fa pensare. Salire sui monti Menegosa, Lama, passare al Passo dei Guselli che sono stati teatro di battaglia è sempre emozionante.

Camminare in queste vallate non significa solo “fare escursionismo”: significa riscoprire un paesaggio culturale, fatto di parole antiche, di pietre con nomi, di pascoli che raccontano storie. A ogni passo, sappiamo che stiamo camminando anche sulle orme di chi ci ha preceduto. E ogni volta che ritorniamo su un sentiero, non è mai uguale a prima: è il bello della montagna, ma anche del nostro modo di viverla.

Ecco il GAEP! I primi piacentini "camminatori seriali"
Il rifugio Stoto oggi

Ultima domanda, ma forse la più complicata: c’è un singolo posto del cuore per il GAEP?

Domanda difficile, perché per un gruppo come il nostro ogni sentiero ha lasciato una traccia e ogni cima conquistata è un piccolo pezzo di cuore. Ma se proprio dobbiamo scegliere, allora sì: il nostro posto del cuore è il Rifugio GAEP “Vincenzo Stoto”, al Passo del Crociglia.

Non è solo una questione geografica: è una questione affettiva, identitaria, quasi familiare. Quel Rifugio non è stato costruito da un’impresa edile, ma dalle mani, dai sogni e dalla tenacia dei nostri soci, nel 1955, quando decisero di acquistare e ristrutturare i ruderi della vecchia Dogana Ducale. Lo hanno fatto con fatica, sacrifici e una visione che ancora oggi ci guida.

Ma c’è di più. Il vero “posto del cuore”, se ci pensiamo, non è su una mappa, ma dentro le relazioni. È in quel momento in cui ti volti sulla cima e vedi un sorriso di qualcuno che non conoscevi due ore prima. È in quella fetta di torta condivisa in Rifugio, in quella torcia frontale prestata durante un’escursione notturna, nella voce dell’accompagnatore che ti spiega il nome di un passo o di un fiore.

E poi ci sono luoghi che sono diventati “nostri” anche se non sono nati per esserlo. Come il Monte Crociglia, la nostra vetta-simbolo. Salirci di giorno è bello, ma farlo di notte, durante la ciaspolata al chiaro di luna, è un’esperienza che toglie il fiato. O come il Passo del Mercatello, da cui parte uno dei percorsi più emozionanti della Lunga Marcia. Ogni anno, da lì, inizia un viaggio collettivo che non è solo fisico, ma umano.

Quindi sì, abbiamo posti del cuore. Ma più di tutto, il nostro cuore è nel camminare insieme. È lì che il GAEP vive: tra una battuta e una pausa acqua, tra una salita fatta con calma e una discesa piena di risate. È quel momento, alla fine dell’escursione, quando guardi il gruppo e pensi: “che bella giornata, che bel gruppo”. Quello è il nostro posto. E per fortuna, ci torniamo ogni volta che vogliamo.

Tutte le nostre novità sulle nostre pubblicazioni e del mondo del trekking attorno a noi, le potete leggere nel nostro blog “Camminatori seriali”.

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