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La nuova uscita della nostra casa editrice è il terzo noir della trilogia di Domenico Valente

Da qualche ora c’è un nuovo libro nel catalogo di Edizioni Officine Gutenberg, stiamo parlando de L’uomo col cane, l’ultimo capitolo della trilogia scritta da Domenico Valente.

Dopo i primi due libri, “Il destino di uno psichiatra” (L.I.R., 2016), dedicato allo stigma della malattia psichiatrica, proseguita con “Il barbiere” (L.I.R., 2018), in cui si denuncia la piaga delle mutilazioni genitali femminili, ecco ora la chiusura di questo cammino letterario con L’uomo col cane. Il nuovo libro di stampo noir dello psichiatra di Gioiosa Marea, ma ormai piacentino d’adozione, tocca un tema molto scabroso, quello del commercio di organi.

L'uomo col cane: il nostro nuovo libro è a tinte noir
L’uomo col cane

La chiusura della trilogia noir di Domenico Valente: L’uomo col cane

Come già detto il nuovo libro di Domenico Valente, L’uomo col cane, va a chiudere la sua trilogia, ma quello che non vi abbiamo ancora detto è che l’occasione della sua prima presentazione è speciale poiché avverrà domenica 22 attorno alle 18 nell’importantissima location del Salone del libro di Torino e la seconda sarà subito a ruota, ma stavolta a Piacenza, alla Galleria Biffi Arte, venerdì 27 maggio con la partecipazione di Patrizia Soffientini.

Ma oltre a questo ci sono ancora tante cose da scoprire (senza anticipare troppo ai lettori!) di questo nuovo noir, e tante di queste cose le abbiamo chieste direttamente all’autore.

Un libro che completa una trilogia. Questo progetto era nato già a monte così oppure si è evoluto in questo modo nel tempo?

Quando ho finito di stampare il primo libro mi pareva che i personaggi avessero ancora da dire, ma non l’avrei fatto senza l’insistenza degli amici. Quindi direi che si è evoluto nel tempo.

Per chi non avesse letto i precedenti “Il destino di uno psichiatra” e “Il barbiere”, qual è il filo conduttore che unisce i tre libri?

Il filo rosso che collega la trilogia si basa sullo stigma, amicizia e tradimento, sulla differenza sociale ed economica, sulla violenza alle donne, accompagnata dalla descrizione di un portatore di un disturbo psichiatrico che compare come il protagonista del racconto.

Il tema è molto forte, quello del commercio degli organi. Come si è avvicinato a questo tema e come mai lo ha scelto per questo terzo libro della trilogia?

Penso che il peggior incubo di una madre sia quello di essere privata del proprio figlio. La nascita di un nipotino ha fatto scattare in maniera automatica il fatto che avrei dovuto documentarmi sul fenomeno. È nato così l’ultimo libro.

Anche i primi due però ovviamente non hanno temi leggeri come la malattia psichiatrica e poi le mutilazioni genitali femminili. Come si è avvicinato a questi temi e se c’è stato uno studio alle spalle per trattare temi del genere?

Occuparmi della malattia psichiatrica è stato il mio lavoro così come combatterne lo stigma. L’interessamento per il fenomeno della mutilazione dei genitali femminili nasce da un corso di aggiornamento che mi ha spinto ad approfondire l’argomento. Il libro ha anticipato di qualche mese la notizia di cronaca che descriveva di un padre, residente a Piacenza, che aveva portato le due figlie in un paese del nord Africa per l’infibulazione. È mia convinzione che il fenomeno si svolga anche nelle comunità degli immigrati in Italia e in altri paesi europei.

Si legge in quarta di copertina che per lei il noir “è un veicolo importante per mettere in luce il caos e i lati oscuri della società”. Senza spoilerare nulla, sembra che questa descrizione parli già molto della tematica affrontata nel libro…

Infatti è innegabile che il libro noir sia un genere di consumo che, negli ultimi cinquant’anni, ha visto appassionare milioni di lettori in tutto il mondo. Fare un buon noir significa far passare argomenti  sconvenienti dove l’apparente uguaglianza, la giustizia sociale e il liberalismo  coprono segreti oscuri e nascosti.

Su un discorso più generale, quali sono gli esempi di noir che lo hanno avvicinato a questo genere?

Ho letto tantissimi noir. Dal tartan scozzese William Mc Ilvanney e Ian Rankin. Dal noir scandinavo Henning Mankell, Maj Sjovall, jo Nesbo e Hakan Nesser. Dal noir mediterraneo Jean Claude Izzo, Massimo Carlotto, Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio, Antonio Manzini, il greco Petros Markarīs e  la spagnola Alicia Giménez Bartlett. Senza dimenticare uno dei fondatori dell’hard boiled Raymond Chandler, padre dell’ispettore Marlowe.

Per chi non la conosce ancora, come si presenterebbe al lettore?

La mia passione per la scrittura è recente, degli ultimi dieci anni anche se, leggendo moltissimo la voglia di misurarmi con questo genere di narrativa mi ha sempre attratto. Sono uno psichiatra in pensione, coniugato, con due figlie maggiorenni e padrone di un labrador chocolat di nome Prime.

In conclusione, chiudendo una trilogia, c’è già lo slancio verso un nuovo lavoro, oppure c’è bisogno di “ricaricare le pile”?

Anche se può sembrare un azzardo o un paradosso lo slancio verso un nuovo lavoro o “prendersi il tempo per ricaricare le pile” sono sempre in agguato.

Una trilogia noir per uno psichiatra trapiantato a Piacenza: Domenico Valente

Domenico Valente, psichiatra, sì è occupato per anni della riabilitazione di pazienti psichiatrici gravi. Ha svolto la sua attività sul territorio e si è impegnato nella cura di pazienti con gravi disturbi di personalità. Attualmente presta la sua opera come consulente psichiatra nella Casa Circondariale di Piacenza. E’ nato a Gioiosa Marea nel 1956, è sposato, ha due figlie e un Labrador Chocolate.

Il libro sarà disponibile on line sul nostro sito e in libreria a partire da lunedì 23 giugno

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