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Per la collana di Antonio Bacciocchi nuovo viaggio nella storia della musica. La firma è di Roberto Calabrò e i protagonisti sono loro: i Rolling Stones

Prosegue la nuova impresa editoriale di Antonio Bacciocchi, quella delle uscite targate Cometa Rossa, e stavolta lo fa affidandosi alla penna di Roberto Calabrò. Giornalista e scrittore già a partire dalla fine degli anni ’80, Calabrò ci porta un nuovo libro della collana di Bacciocchi e stavolta al centro dell’uscita c’è una band, i Rolling Stones, e un album: “Exile on main st”.

“Exile On Main St” e gli Stones: un libro di Roberto Calabrò per Cometa Rossa

Come detto stavolta la firma sulla nuova pubblicazione di Cometa Rossa, non è di Antonio Bacciocchi, ma di Roberto Calabrò e di conseguenza, è a lui che ci siamo rivolti direttamente per scoprire di più, ma senza spoiler, di “Exile on main st”.

Un libro su un album, “Exile On Main St”. Perché questo disco è stato così importante da farci sopra un intero libro?

Perché non si tratta soltanto del capolavoro assoluto dei Rolling Stones, ma di uno dei dischi più importanti della popular music del Novecento. “Exile On Main St.” è un album straordinario, cioè realmente fuori dall’ordinario: per come è nato, per le modalità con cui è stato registrato (nello scantinato di Villa Nellcôte, l’enorme magione affittata da Keith Richards a Villefranche-sur-Mer nella primavera-estate del 1971, con la band in formazione variabile e una teoria di personaggi assortiti che passavano dalla villa trasformata in una sorta di comune), per la quantità di stili, spunti e ispirazioni musicali di cui è ricco.

L’unico doppio album in studio dei Rolling Stones è un’immersione completa nell’universo della musica americana. Dentro c’è di tutto: rock’n’roll, blues, gospel, soul, country. Un fantastico calderone sonoro realizzato da un gruppo all’apice della propria parabola creativa.

Come leggiamo dall’introduzione, c’è un prima e un dopo questo album. Cosa ha cambiato nella band?

“Exile On Main St.” è un disco fantastico arrivato al culmine di un periodo incredibile, iniziato nel 1968 con la pubblicazione di “Beggars Banquet”, e proseguito con altri album bellissimi come “Let It Bleed” (1969), il live “Get Yer Ya-Ya’s Out” (1970) e “Sticky Fingers” (1971). Un periodo di cinque anni in cui i Rolling Stones sono stati davvero la più grande rock’n’roll band del pianeta. Cinque anni in cui, musicalmente parlando, non hanno sbagliato un colpo.

E tutto questo in una fase caotica e difficile a livello personale, con almeno tre momenti delicatissimi: la morte di Brian Jones (luglio ‘69); il concerto-evento di Altamont (dicembre ‘69) tenuto in un’atmosfera di violenza e funestato dalla morte di uno spettatore pugnalato a morte dagli Hell’s Angels; l’abbandono per motivi fiscali del Regno Unito e il conseguente trasferimento nel sud della Francia nel maggio del 1971. Per tutto questo e per le circostanze peculiari in cui è stato concepito, “Exile On Main St.” poteva essere un disastro.

Ne è venuto fuori un disco senza tempo. Dopo di che gli Stones hanno realizzato moltissimi dischi, nessuno dei quali, però, all’altezza del periodo magico 1968-1972. Neppure i migliori come “Some Girls” e “Tattoo You” sono lontanamente paragonabili alla grandezza di “Exile”.

I Rolling Stones nel nuovo libro di Cometa Rossa: "Exile On Main St"
Exile on main st. Il nuovo libro di Cometa Rossa e Roberto Calabrò

La sua genesi, i pezzi, la copertina e altro ancora. In quanto tempo nasce un libro così ricco di particolari?

Se ti dicessi più di trent’anni – di ascolti, letture, ricerca maniacale di notizie su quel periodo degli Stones – potrebbe sembrare una boutade. Però, in effetti, è così. Le informazioni che sono finite nel libro si sono accumulate nella mia testa nel corso dei decenni. Il controllo incrociato delle fonti, la struttura, la scrittura e la revisione finale sono durate non più di quattro-cinque mesi. 

Passiamo un attimo a te. Per chi non ti conosce, sei una penna sia per pubblicazioni italiane (L’Espresso, Blow Up) ma anche straniere (Shindig!, Ruta 66), ma tu come ti presenteresti?

Come un giornalista che ha avuto la fortuna di trasformare in lavoro le sue due più grandi passioni: l’amore per la musica e quello per la scrittura.

I Rolling Stones nel nuovo libro di Cometa Rossa: "Exile On Main St"
Roberto Calabrò con “Exile on main st”

Un libro scritto non da solo, ma con vari contributi…

È questo il format della collana e mi è piaciuto molto. Io stesso avevo in precedenza contribuito a un volume di Cometa Rossa, quello sugli Small Faces. Quando si è trattato del mio, ho voluto coinvolgere una serie di amici che fossero anche stonesiani di provata fede: Antonio Bacciocchi, che è anche il mio editore, oltre che un musicista che stimo e seguo da oltre trent’anni; il suo partner in crime nei Not Moving, Dome La Muerte; Ferruccio Quercetti dei CUT, bravo tanto a comporre e suonare quanto a divulgare la nostra musica;

Paolo Barone che è una delle persone con cui amo maggiormente parlare di rock’n’roll; Fabio Redaelli, stonesiano allo stato terminale e grandissimo disegnatore che, oltre al suo contributo scritto, ha voluto anche realizzare una bellissima tavola in esclusiva per il libro.

Cometa Rossa da sempre pubblica volumi a tirature limitate. Come ti sei approcciato a questa logica del “100 e non più 100”?

Molto bene, direi. L’idea della collana a tiratura limitata mi ha intrigato sin dall’uscita del primo volume. Si tratta di piccole produzioni dallo spirito underground, realizzate con cura, competenza e passione. Mi ci sono rispecchiato appieno e sono felice di avere pubblicato con Cometa Rossa questo atto d’amore per gli Stones, da sempre il mio gruppo preferito. È anche la chiusura di un cerchio, visto che con Antonio “Tony Face” Bacciocchi ci conosciamo e stimiamo da più di trent’anni: finalmente siamo riusciti a dar vita a una collaborazione.

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