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La realtà di Codogno che da poco ha portato il suo cioccolato in centro a Piacenza, ci ha raccontato la sua esperienza

Dopo la prima giornata di “Incontri – Lettura, scrittura e fragilità” a Rathaus, verrà il momento della seconda giornata a Spazio4.0 all’interno dell’evento Quarto Mercato, quella in cui tra tante presentazioni di libri ci sarà il momento del talk, dove realtà che lavorano nel sociale si confronteranno raccontando la propria storia.

Tra queste esperienze si va dal vino delle Cantine Perinelli ai prodotti di economia carceraria (Ex Novo, Fuga di sapori e Le Lazzarelle di Napoli) e ancora il birrificio Articioc di Noceto, e troveremo anche Cioccolato 180, una cooperativa di Codogno che da qualche mese è sbarcata anche a Piacenza.

Per conoscere meglio questa realtà abbiamo parlato direttamente con Filippo Mazzocchi, uno dei ragazzi della cooperativa che direttamente gestisce la cioccolateria che ha aperto in via Alberici 10 a Piacenza.

Filippo, come e quando nasce la realtà di Cioccolato 180?

La realtà di Cioccolato 180 nasce nel 2019 da un progetto della Fondazione Amici di Sissi e poi successivamente gestito dalla Cooperativa Sociale 180. Dall’esperienza della Cooperativa viene costituita una start up a vocazione sociale denominata So.Ciok srl che ha lo scopo di favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, principalmente con disabilità intellettiva. Nasce a Codogno il laboratorio e nel Dicembre 2019 viene inaugurato il primo 180 Store, il nostro punto vendita.

A “Incontri” anche tante realtà che lavorano con la fragilità. Tra queste: Cioccolato 180
Il bancone di Cioccolato 180

Qual è il vostro rapporto con la fragilità?

Il nostro scopo, come già sopra indicato, è quello di favorire il vero inserimento lavorativo cercando di rendere i ragazzi che collaborano con noi, il più indipendenti possibile. Questi ragazzi sono inseriti nelle varie fasi di produzione e di vendita dei prodotti a marchio 180, secondo la loro vocazione personale e abilità.

Dopo Codogno da un po’ di tempo vi siete spostati anche a Piacenza. Come mai questa scelta di “scendere di qua dal Po”?

Il nostro obiettivo era sin dall’inizio allargare i nostri confini territoriali e commerciali e la nostra scelta è ricaduta su Piacenza in quanto abbiamo trovato un terreno fertile soprattutto per ciò che riguarda l’attenzione posta dal Dipartimento di Salute Mentale nei confronti dell’inserimento lavorativo. Già prima di realizzare ed inaugurare il nostro secondo 180 Store di Via San Siro 22, abbiamo avuto modo di collaborare con l’Associazione la Matita Parlante grazie alla quale abbiamo conosciuto la realtà piacentina. Una piccola ma dovuta nota di ringraziamento, va anche e soprattutto alla Fondazione di Piacenza e Vigevano che ci ha sostenuto nella fase di avviamento del progetto.

Tornando al lavoro che quotidianamente fate in laboratorio, ci presente i ragazzi che lavorano con voi?

Il nostro staff è composto da diverse persone: Federica, responsabile di laboratorio nonché nostra Maestra Cioccolatiera e Marta e Vanna che sono addette alla vendita. Insieme a loro ci sono Valeria e Sebastian che insieme a Federica compongono l’equipe che lavora in produzione e confezionamento all’interno del laboratorio. Poi ci sono Francesco e Valentino che invece si alternano con Vanna e Marta nel negozio di Piacenza impegnati nella fase di vendita e somministrazione.

Per voi di Cioccolato 180, come si gestisce il lavoro quotidiano con la disabilità?

Per noi la disabilità non è un fattore limitante ma anzi, uno stimolo a creare un ambiente di lavoro che possa permettere a chi è coinvolto di esprimere al meglio le proprie qualità. Qualità e disabilità sono infatti due fattori che si possono benissimo coniugare assieme. Inoltre, un aspetto essenziale è l’approccio imprenditoriale che bisogna mettere all’interno del progetto affinché esso si regga con le proprie gambe: è questa la grande sfida che ci aspetterà nel futuro. La parola chiave è la sostenibilità economica che accompagna l’impatto sociale.

Ovviamente non solo un lavoro di laboratorio ma anche “front office”: come vedi i ragazzi nel rapporto con i clienti?

Sia Valentino che Francesco sono due ragazzi che sono cresciuti molto insieme a noi e che hanno smussato la loro difficoltà di approcciarsi con le persone e che continuamente lavoro su se’ stessi per mettere a proprio agio i clienti che entrano nel punto vendita e che chiedono un cioccolatino o un buon cappuccino.

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