Un viaggio nel cuore del Mediterraneo per lo scrittore e fotografo Daniele Marzeddu per il nuovo libro di Edizioni LOW
L’ultima uscita della neonata Edizioni LOW rappresenta un viaggio, reale e non metaforico, tra le due bellissime isole della nostra Italia. Si tratta di Films of Sicily and Sardinia scritto da Daniele Marzeddu e ci porta a ripercorrere il viaggio di un secolo fa di D.H. Lawrence, scrittore e poeta (ma anche tanto altro), riportato nel suo Sea and Sardinia pubblicato 100 anni fa.
Daniele Marzeddu, viaggiatore e fotografo, ha deciso nel 2018 di tornare su quei passi, in quelle terre, per cercare quello che gli occhi di Lawrence aveva visto e poi descritto. Nel suo Films of Sicily and Sardinia, il primo libro in italiano di Marzeddu, si torna su quei luoghi attraverso le parole ma soprattutto le foto che immortalano luoghi, facce e storie.
Daniele Marzeddu e Films of Sicily and Sardinia: un pellegrinaggio sui passi di Lawrence per un viaggiatore (a volte) senza meta
Il nuovo libro di Edizioni LOW, che si inserisce nella collana Blow Up, torna a proporci un foto documentario dopo la prime due esperienze con i libri di Vittorino Andreoli, Muretti a secco e La nascita della primavera. Lo fa grazie agli scatti e alle parole di Daniele Marzeddu, ed è proprio lui, l’autore di Films of Sicily and Sardinia il protagonista dell’intervista.
Per chi non sapesse la storia che c’è alle spalle del tuo Films of Sicily and Sardinia: chi era D.H. Lawrence? e cosa ci puoi dire sul suo viaggio di oltre un secolo fa?
David Herbert Lawrence è stato un importante intellettuale inglese del’900: scrittore di romanzi e racconti, poeta, drammaturgo, critico letterario, scrittore di viaggi e saggista è stato anche pittore e compositore. Nato a Eastwood, alla periferia di Nottingham, nel 1885, morì prematuramente a soli 44 anni nel 1930, a causa di gravi problemi di salute dovuti alla tubercolosi. Ebbe una vita molto tumultuosa e viaggiò tantissimo, dall’Europa, all’Asia, all’Australia, agli Stati Uniti al Messico. “Bert”, come lo chiamavano lì a Eastwood, era stato coetaneo di Giovannangelo, il mio bisnonno paterno, ed entrambi avevano trascorso la propria vita quotidiana nella propria singolare insularità, circondati da mari molto distanti tra loro.
Abitò in varie parti d’Italia e visitò la Sicilia per la prima volta nel 1920, decidendo, poco dopo, di trasferirsi assieme alla moglie Frieda a Taormina, dove vissero per tre anni nel borgo di Fontana Vecchia, in cima a una delle colline che si affacciano sul Mar Ionio. Prima del loro arrivo in Sicilia, la città era diventata da qualche decennio una meta molto ambita per viaggiatori, bohémien e artisti provenienti, per lo più, dal Nord Europa, tra cui Goethe, Guy de Maupassant, Oscar Wilde, Selma Lagerlöf, Ernest Hemingway e Friedrich Nietzsche.
È un viaggio breve ma molto avventuroso quello che “Bert” intraprese con Frieda, the Queen Bee – come la chiamò nel libro – nel gennaio del 1921. La coppia voleva fuggire dalla Sicilia per cercare in Sardegna l’essenza dell’uomo primitivo, non corrotto dalla moderna civiltà industriale, sperando che l’isola, seppur visitata e abitata nel corso dei secoli da popoli differenti, serbasse una propria autenticità, avulsa dall’omologazione dell’uomo a una dimensione.
Come mai hai scelto proprio lui e il suo libro per dare vita a questo reportage?
Ho cominciato a ideare questo lungo progetto nel 2018 che oggi è diventato Films of Sicily and Sardinia, dopo la mostra fotografica itinerante Our Sardinia. A Photographic Journey tra Regno Unito ed Italia.
Il nome mi era venuto in mente quando Rob, un mio carissimo amico di Coventry, mi confessò di essersi innamorato dei posti veraci e delle situazioni imprevedibili che stavano accadendo durante il nostro tour sardo, in cui ci ritrovammo a filosofare con lo scemo del villaggio in una ansa di fiume riscaldata dall’acqua delle terme romane di Fordongianus. “This is Our Sardinia!” gli dissi, e ridemmo come matti. Our – Nostra, con una pluralità di intenti e direzioni, isola/terra per quelli rimasti e per i molti altrove, ma anche per i tanti che la ignorano o che ad altri spazi tendono.
Qualche mese prima, mi erano stati assegnati degli appuntamenti a Eastwood, così colsi la palla al balzo per andare a visitare la casa natale di Lawrence, diventata museo nel 1974. Tra gli scaffali del bookshop scorsi il dorso di Sea and Sardinia. Lo agguantai, e, sfogliandolo, notai che la prima edizione del libro uscì nel 1921: il centenario dell’avventura tra Sicilia e Sardegna descritta nel racconto di Lawrence si sarebbe celebrato nel giro di pochi anni. Ripensai alla prima volta che lo lessi, all’età di quindici anni.
Il pacchetto me lo trovai luccicante sul tavolo della mia cameretta il giorno del mio compleanno: mi venne regalato dalla sorella di mio padre, una persona un po’ schiva, ma che, quando si parlava di Sardegna, diventava improvvisamente loquace al ricordo delle spensierate giornate d’infanzia trascorse nella terra di origine del padre. Per me è stato un ritorno ai luoghi che, inconsapevolmente, avevo vissuto prima di conoscere l’opera lawrenciana, e la casualità sembra essere stata un po’ il filo conduttore di questo lungo viaggio.
Ovviamente la domanda viene spontanea: hai ritrovato qualcosa di quello che Lawrence scrisse durante il suo viaggio?
Ti rispondo citando un estratto da Sea and Sardinia,
“Lo spirito del luogo è una cosa strana. La nostra epoca meccanica cerca di distruggerlo, ma invano. Alla fine questo strano, sinistro spirito del luogo, così diverso e avverso in luoghi diversi, manderà in frantumi la nostra unicità meccanica, e tutto ciò che crediamo sia reale si spegnerà in un botto, e noi resteremo a guardare ad occhi sgranati.“
Questa ricerca dello “spirito del luogo” ha fatto muovere non solo Lawrence e tanti altri viaggiatori prima di lui, ma, ancora oggi, tutti quelli che, specialmente a bordo del “Trenino Verde” Cagliari-Sorgono, vogliono ripercorrere i passi dello scrittore, probabilmente anche per ritrovare sé stessi attraverso il paesaggio e la geografia, esperienzialita’ che si propaga attraverso gli elementi della psicogeografia teorizzata da Guy Debord.
Personalmente, posso dire che Lawrence aveva assolutamente ragione: in molti dei luoghi che ho rivisitato, questo genius loci non è stato distrutto nemmeno dalla moderna società dell’Intelligenza Artificiale.
Quanto di questo viaggio era stato preparato e quanto invece è nato in itinere?
Dall’ormai lontano 2018, quando mi ero messo in testa di lanciarmi in questa avventura, avevo incominciato involontariamente anche a scavare anche nel passato della mia famiglia. Quando decisi di contattare la D.H. Lawrence Society of Great Britain per capire se fossero interessati a sostenere questo “secolare” progetto, mi trovavo a Cagliari per lavorare alla produzione di un lungometraggio.
Non avevo grosse aspettative, né, tanto meno, speravo in un grande interesse da parte della Society. Invece, mi risposero subito consigliandomi di mettermi in contatto con Nick Ceramella, Vice President della Society. Era l’inizio del 2020, e stava cominciando a esplodere l’ondata pandemica del Covid19. Nel 2021 io e la mia Queen Bee abbiamo rivisitato i luoghi di Lawrence e Frieda nel pieno della pandemia.
Avremmo voluto partire nel giorno preciso in cui partirono loro, la mattina del 4 gennaio, ma i rischi connessi al possibile contagio ci sconsigliarono, Così, lasciammo trascorrere l’inverno in attesa di tempi migliori. Molte tappe erano state prestabilite in pre-produzione, ma abbiamo voluto lasciarci prendere dalla serendipità degli eventi.
Che rapporto hai con le terre che sei tornato a camminare?
Da “figlio dell’emigrazione” – come mi definisco ironicamente il più delle volte – il senso del ritorno ha segnato molto profondamente il mio vissuto, convivendo con l’opposto desiderio di essere altrove dal luogo in cui mi trovavo in quel preciso momento. La mia famiglia è originaria della Sardegna, ma io sono cresciuto tra la Sicilia e l’Italia continentale.
Provo sempre una specie di saudade per i luoghi in cui ho vissuto in passato. Dai due ai cinque anni ho abitato in un paesino di mare vicino a Messina, dove i miei avevano preso in affitto una casa poco distante dalla spiaggia. Ancora oggi, dopo molti anni, qui in Gran Bretagna molti mi dicono che riescono a riconoscere fuori e dentro di me chiari elementi della cultura mediterranea e delle sue caleidoscopiche insularità. E, in effetti, penso abbiano colto nel segno.
Il tuo sguardo di osservatore e fotografo è cambiato nel momento in cui sei tornato in viaggio, ma basandosi sullo sguardo di Lawrence?
Da parte mia, ho, prevalentemente, cercato risposte alle mie personali domande su microstorie e racconti di vita passata e contemporanea, tentando di saziare la mia incontenibile curiosità come individuo, prima che come viaggiatore/fotografo. Il viaggio e i films sono per me elementi strumentali alla conoscenza. Infatti, ho sempre aperto prima un dialogo con chi incontravo lungo via, poi ho fatto miei quei souvenir di interazione nel periodo del social distancing attraverso i miei Films of Sicily and Sardinia (cioe’ le pellicole di immagini che avrei usato per immortalarli)
Ho sempre avuto e continuo ad avere forti incertezze su tutto: viaggiando, non sono mai stato sicuro della strada da prendere o la meta da raggiungere. O, meglio, mi eccitava la possibilità di poter arrivare in un posto con la consapevolezza che ci sarebbe stato qualcosa da esplorare o un evento da vedere. Ma, poi, volendo deliberatamente perdermi, preferivo evitare di fare programmi e ritrovarmi davanti alla serendipità delle circostanze: un po’ come quando si vuole vedere un film senza leggere né trama né critiche, nella bellezza statica dell’attesa.
Nel libro troviamo tante facce e tanti sguardi. Cosa hai portato con te, nel libro e nella tua persona, di quella gente che hai incontrato lungo il percorso?
Nel 2021, un secolo dopo quel mitico viaggio, ho voluto inseguire i “fantasmi lawrenciani” con l’intenzione di costruire ponti culturali tra la Sardegna e le altre terre al di là del mare, indagando se fosse rimasto qualche lascito culturale del libro tra gli abitanti delle due isole. Tra i titoli, Lawrence aveva ipotizzato, tra gli altri, Sardinia Films e Films of Sicily and Sardinia. Malgrado l’autore avesse incalzato degli studi fotografici sardi per ricevere le immagini da inserire nel libro, quelle fotografie di luoghi e persone rimasero bloccate in chissà quale archivio fotografico. Pertanto, l’editore Seltzer, di comune accordo con lo scrittore, optò per delle illustrazioni a colori la cui realizzazione venne affidata a un eclettico artista sudafricano, Jan Juta.
Queste foto e il racconto narrano alcune delle situazioni e dei luoghi che ho vissuto e percorso con i cinque miei sensi da quando ricordo di aver memoria, poco meno di 50 anni. Penso di poter davvero dire che in alcuni luoghi della Sicilia e della Sardegna mi si siano risvegliati sensi primordiali di cui non avevo cognizione o che, magari, erano stati sopiti dalla condizione esistenziale di Homo Sapiens al cubo. Credo che questo viaggio, con tutti i suoi addentellati, abbia contribuito a farmi rimettere in pratica gli insegnamenti della filosofia greca, soprattutto quelli di Socrate ed Epicuro.
Potrebbero sembrare arcaici o desueti per l’umanità del 21° secolo, ma penso davvero che possano aiutare molti individui ad affrontare la modernità: gnōthi sauton, conosci te stesso e cerca la risposta dentro di te, persegui la tua eudaimonίa, e lasciati guidare da essa, quella e solo quella è la tua musa. L’atarassia epicurea è una condizione che cerco di raggiungere in momenti particolari, e penso sia stata l’antesignana dell’idea di resilienza di cui oggi tanto si parla.
A grandi linee, senza spoilerare troppo, qual è stato il tuo itinerario tra Sicilia e Sardegna?
Tendo, per fortuna, a separare la fotografia/passione dalla fotografia/professione e in questo mi sono voluto concedere il piacere di riprendere in mano la mia prima fotocamera a pellicola, ritornando, nell’era del selfie digitale, a usare un linguaggio analogico. Una mattina di maggio caricammo la nostra piccola Punto con chili di pellicole, ottiche e macchinari vari, attraversando tutto il continente dalle East Midlands fino alla Sicilia. Si potrebbe parlare di questo viaggio come un trait d’union tra differenti insularità, da quella britannica a quella mediterranea.
Nell’aletta del libro troviamo un Qr Code che ci rimanda alla colonna sonora del libro firmata da Michele Bertoni. Come mai hai scelto di accompagnare parole e immagini a questi suoni?
L’idea iniziale del progetto era quella di creare una performance in cui avrei letto i miei testi accompagnato da suoni e fotografie. Così, quando parlai a Michele Bertoni di questo tipo di progettualità, si dimostrò molto entusiasta dell’idea, lui veneziano residente in Sardegna, io migrante residente in UK. A giugno 2023 Michele ha iniziato la composizione delle sue “visioni sonore” per Films of Sicily and Sardinia.
Le registrazioni ambientali utilizzate per la soundtrack appartengono, poi, agli stessi luoghi degli scatti fotografici, dato che sono state per lo più composte e registrate a Cagliari e Nuoro. Come dice anche lui nell’introduzione del libro “Ho poco più che bazzicato il levante di Sicilia, a Palermo poi non ci sono mai stato, eppure è nell’immaginaria attraversata da Palermo a Cagliari che quelle nove note sono cresciute e, autonomamente, hanno retto il timone per 120 miglia marine e un anno e poco più di navigazione.”
Ora stiamo provando ad allestire uno spettacolo con tutti questi elementi.
Presentato Films of Sicily and Sardinia, è giusto presentare anche il suo autore. Sappiamo dei tuoi studi a Ca’ Foscari, vari spostamenti in giro per l’Europa e tante collaborazioni. Riesci a farci un sunto delle tue esperienze di vita e di lavoro?
Sono passati più di vent’anni dalla mia laurea a Venezia in Beni Culturali e ne son successe davvero tante da allora. Successivamente alla laurea, vinsi una borsa di studio “Leonardo” che mi consentì di fare un’esperienza professionale alla Cinemateca Portuguesa: durante quei mesi vissuti a Lisbona ho avuto la possibilità di specializzarmi nella produzione filmico/fotografica e di muovere i primi passi nel mondo dei digital media.
Per un periodo lavorai come bibliotecario a Firenze e Bologna, ma poi mi resi conto che volevo provare a trasformare la mia passione per la fotografia (che coltivo da quand’ero molto piccolo) in una professione. Così, mentre lavoravo a Firenze, cominciai a girare i miei primi documentari e reportage, e da li’ cominciò una nuova fase della mia vita.
Da dieci anni abito in Gran Bretagna, dove collaboro con la Royal Photographic Society of Great Britain su progetti di didattica e workshop fotografici. A Northampton, dove abito, è stata da poco aperta la nuova NN Contemporary Art Gallery, un edificio bellissimo dove faremo importanti eventi legati all’arte aperti alla cittadinanza. Continuo, comunque, a muovermi in tutta Europa: la fotografia mi permette di continuare a viaggiare con grande libertà di pensiero e movimento.
Il libro Films of Sicily and Sardinia e tutte le pubblicazioni della nostra avventura editoriale, le trovate sul sito www.edizionilow.it.